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V I S U A L I Z Z A    D I S C U S S I O N E
Biotto Inserito il - 22/03/2010 : 02:50:59
Sperando di fare cosa gradita, e visti i problemi relativi al topic originale, provo a rimettere in piedi il topic cancellato (autore, se non sbaglio, duna-man).
Era un servizio comparso sul "Corriere Della Sera Illustrato" del 5 Luglio 1980 (anno 4 n° 27).
Ho offuscato le immagini dei minori, cercando di non snaturare completamente le foto originali; se il sistema può andare bene posso postare le pagine ad una risoluzione un po' più elevata ed in un topic separato (qui sono volutamente piccole per motivi di 'peso' in KByte).
Ovviamente gli articoli così non risultano leggibili: li posto di seguito ed in formato testo (sempre per motivi di 'ingombro informatico'.


27,58 KB


32,58 KB


30,6 KB


36,02 KB


31,58 KB


46,58 KB


49,42 KB

13   U L T I M E    R I S P O S T E    (in alto le più recenti)
matteone Inserito il - 23/03/2010 : 16:01:56
che delusione!
io già immaginavo un complotto, una spy-story, una censura politica,
invece era un banalissimo errore umano!
alex65 Inserito il - 23/03/2010 : 11:29:55
matteone ha scritto:

nel frattempo è sparito pure il topic sulla sparizione del primo topic!

mica e' stata colpa della battutaccia che avevo inavvertitamente scritto
robi nood Inserito il - 23/03/2010 : 09:37:51
I nudisti non fanno figli ma ectoplasmi.
duna-man Inserito il - 23/03/2010 : 00:17:23
grazie a Biotto per la tenacia con cui hai riproposto il tutto.
io per primo mi sono stupito delle foto di minori (e di come cambia il senso del pudore...vedi il testo dell'articolo), ma non mi ero preoccupato per la grande distanza di tempo...ma è giusto non correre rischi di questi tempi!
a_fenice Inserito il - 22/03/2010 : 22:44:03
OT...uffa uffissima.

1) il primo topic è sparito per un errore, doveva soltanto essere corretto nelle foto, in quanto non possono apparire foto e video di minori nudi
2) la cosa è stata rimediata grazie alla collaborazione di Biotto, che ha corretto le foto, ripostato gli articoli e non solo, ha messo la lettura integrale degli articoli diversamente illegibili
3) il topic di spiegazioni era diventato inutile in quanto la cosa era stata rimediata.
4)se il sito fosse aperto solo a 4 amici intimi e conosciuti, non ci sarebbe alcun problema di sorta. Visto che in mezzo a tante buone e brave persone ci son appunto anche tanti rompi@@, di finire a dover dare spiegazioni a chi so io, raga, non c'è trippa per gatti, non se ne parla.

Il tutto è stato una sequenza di errori non voluti, rimediati, e spero presto di vedere una modifica che è in lavorazione, cosi non ci saranno più errori e contestazioni.
Di perfetto ce n'era uno, ed è morto 2000 anni fa, per cui, boni, bravi e tolleranza grazie

FINE OT
Andrea vi Inserito il - 22/03/2010 : 20:31:52
si però non è il massimo,una censura del genere significa ammettere che c'è qualcosa di male,un po' troppo per come la penso;ripropongo il cartello con frase pesantemente offensiva nei confronti dei potenziali rompi,almeno il significato implicito sarebbe purtroppo anche se non c'è nulla di male censuriamo la foto perchè esistono gli invasati
Biotto Inserito il - 22/03/2010 : 20:19:15
Vabbè, tanto la cosa importante è il servizio ed è rimasto, quella era più una comunicazione di servizio, con un intento pratico da parte mia...
A proposito, mando un MP al Fenix, ho un possibile suggerimento...
Max, controlla la posta!
matteone Inserito il - 22/03/2010 : 18:40:55
nel frattempo è sparito pure il topic sulla sparizione del primo topic!
.....una catena di inspiegabili accadimenti!
Biotto Inserito il - 22/03/2010 : 03:02:54
Il quarto (ed ultimo) articolo del servizio.

Tutto al sole? Ecco dove e come
di MAX MONTI

La mappa a pagina 33 è stata resa possibile dalla collaborazione del segretario dell'A.N.ITA (Associazione Naturista Italiana) Giuseppe Ghirardelli, Comprende una cinquantina di luoghi in cui si può far nudismo, anche se non sempre con la tolleranza delle autorità. Molti "campi" o "villaggi" dipendono dall'A.N.ITA. e dalle numerose associazioni raggruppate nella Federazione Naturisti Italiani (FE.NA.I.). Per maggiori informazioni e delucidazioni ecco alcuni indirizzi utili agli eventuali aspiranti nudisti: A.N.ITA. (Milano, segreteria telefonica 02-27.16.896; notiziario telefonico, 02-20.86.24); campo "Le Betulle" (Torino, 011-98.42.819); "Le Lucertole" (Savona, 019-80.41.87); "Ca' Le Scope" (Bologna, 051-26.59.63): "Leuchtenburg" (Bolzano, 0471-27.005); "Amici del Po" (0382-48.50.50); "Liburnia" (Trieste, 040-53.460); "Le Querce" (Trieste 040-53.460); "Gruppo Naturisti Isola d'Elba" (0565-95.281).
PROPOSTE ORGANIZZATE. Il Club Méditerranée dispone di un villaggio per vacanze-nature in Jugoslavia, sull'isola di Sveti-Marko, a sud di Dubrovnik, aperto fino all'1l settembre. Una settimana di soggiorno costa fra le 171 mila e le 228 mila lire a testa per gli adulti e fra le 128 mila e le 171 mila per i ragazzi, a seconda del periodo prescelto, viaggio a parte.
La motonave "Perla" - unica nel settore delle crociere - offre un intero ponte riservato ai turisti-nudisti. La "Perla" compie delle "traversate" di una settimana (da sabato a sabato) da Venezia al Pireo, Rodi, Creta, Corfù, Dubrovnik e ritorno in Laguna. Tariffe da 312 mila lire a testa con sistemazione in cabine a quattro posti e da 505 mila lire in su in quelle a due. I naturisti devono precisare all'atto dell'iscrizione l'intenzione di usufruire del "ponte" speciale. Informazioni: SATO, Milano (tel. 02-80.53.814), e Venezia, tel. 041-70.99.22.
Crociere per soli nudisti vengono invece proposte dal club Liburnia di Trieste (tel. 040-53.460) a bordo del ketch "Delfino", un due alberi di 14 metri di lunghezza in grado di ospitare sei-sette persone e sulla goletta "Califfo" (cinque posti letto) con avvio da Trieste alla volta delle coste e della Dalmazia. Informazioni per la "Califfo", tel. 040-30.406.

Biotto Inserito il - 22/03/2010 : 03:01:10
Il terzo articolo del servizio.

Ad ogni anno il suo centimetro
Di CRISTINA PAULY

A nostra memoria a dettar legge in fatto di moda balneare c'e sempre stata Saint Tropez. Eppure la moda dei bagni di mare non e partita dalle dolci coste mediterranee, ma dai paesi freddi bagnati dall'Atlantico: Trouville, Dinard, Dieppe. Qui sorsero i primi stabilimenti balneari "mobili": per salvare i bagnanti dagli orrori dell'alta marea le cabine, montate su ruote, venivano precipitosamente trascinate in salvo dai cavalli da tiro. Il sole evocava fantasmi ancora più spaventevoli; pelli brune e sfacciate, indurite dai lavori manuali. Cosi, un po' per pudore e un po' per paura del sole i costumi da bagno femminili verso la fine del secolo scorso erano neri e accollati e neri erano anche i calzoni a meta polpaccio e le calze e le babbucce. Unica frivolezza, qualche nastro colorato. Gli uomini indossavano i famigerati costumi di maglia di lana a strisce. Ma mentre fin da allora comparvero anche i calzoncini da bagno corti per gli uomini, il costume da bagno femminile progredì solo nel nostro secolo.
Intorno al 1910 una vera rivoluzione scosse l'abbigliamento femminile: l'abolizione del busto. Ne fu propugnatore il famoso sano parigino Paul Poiret. Sulle belle spiagge italiane, meta solo di qualche inglese, nacquero i primi stabilimenti alla moda, come il Lido di Venezia, capitale balneare della "Belle Epoque". Si scoprirono le braccia e i costumi si arrestarono sopra il ginocchio, ma le gambe restarono coperte dalle calze.
Dopo le tristezze della guerra sui rotocalchi impazzano le audacie della moda estiva: i costumi inglesi mimetici, per esempio, "indubbiamente suggeriti", spiega una didascalia del tempo, "dai mascheramenti che tanto furono utili, specialmente in mare, durante la guerra". Vengono, per le donne, gli anni favolosi del tailleur, della bicicletta, dell'automobile. Il corpo, si pensa, ha bisogno di cure e movimento e prende piede l'elioterapia, la cura del sole. La donna nuova del 1927 ha i capelli corti e la gonna sopra il ginocchio. E' la "maschietta". Si dice che la famosa creatrice di moda parigina Coco Chanel sbarcasse d'agosto da una crociera con la pelle nera di sole. E' certo che la stagione successiva nessuna donna si preoccupò più del biancore della propria pelle.
Finito il dopoguerra con le sue licenze le gonne tornano a metà polpaccio, ma sulle spiagge cominciano a vedersi i primi costumi da bagno femminili in maglia che modellano il corpo. Braccia, gambe e spalle sono irreversibilmente nude. Nell'iconografia fascista figurano, fra le altre cose, bellezze in costume da bagno nero con ritratto del duce sul petto prosperoso.
Una notizia curiosa del 1930: presso Cassino i contadini cacciano a bastonate un gruppo di naturisti, un episodio che tornerà a scandalizzare le cronache trent'anni più tardi.
A Parigi, dopo la seconda guerra mondiale, Dior lancia il "new look". Rifanno la loro comparsa abiti lunghi e sottogonne. Ma chi non ha visto almeno una volta le foto dei concorsi di "Miss Italia" di quegli anni? Dall'America è stata importata la moda della "maggiorata" e le forme generose della Lollo, della Loren, di Lucia Bosè sfilano in passerella indossando i primi "bikini". Ascellari, ma clamorosi: una vera bomba.
Da allora la "conquista del nudo" ha bruciato le tappe. Sono degli anni Sessanta e Settanta e portano i nomi più incredibili gli attacchi sferrati al vecchio bikini: string (niente reggiseno e solo perizoma), trikini, thong (sedere scoperto), tanga, sexikini e minikini.
La scomparsa del pezzo superiore del costume a due pezzi è cosa acquisita da tempo. Il resto è cronaca recente: i carabinieri vedono sempre di meno e i giudici assolvono sempre di più; resta qualche pretore a fare i conti col diavolo. I giornali (ma ricordiamo la lettera che invitava a spogliarsi in massa per un nudismo non elitario il 15 agosto 1977 alle ore 12, pubblicato da Lotta Continua) pubblicano le mappe del nudo con le spiagge del "nudo ufficiale" e le calette appartate e in libreria è uscita la prima guida italiana al nudo.
Cristina Pauly

Biotto Inserito il - 22/03/2010 : 02:58:42
Il secondo articolo del servizio.

Arrestateli dalla cintola in giù
di PIERLUIGI FRANZ

L'articolo 726 del codice penale punisce con l'arresto fino ad un mese oppure con l'ammenda da 4 mila a 80 mila lire chi compie atti contrari alla pubblica decenza in un luogo pubblico o aperto o esposto al pubblico. Negli ultimi anni questa norma, tuttora al centro di molte polemiche, è stata più volte applicata dalla magistratura italiana in materia di nudismo. I risultati -come ora vedremo- sono stati un'altalena.
Nel lontano 1952 la Cassazione ritiene valido il divieto ad usare lo slip in pubblico nei pressi di una spiaggia, poiché "è contrario ai rapporti di civile convivenza e specialmente alla compostezza che è l'abito esteriore del costume sessuale". Cinque anni dopo il pretore di Trieste assolve una ballerina che aveva effettuato uno spogliarello in un night. Ma per la Corte d'Appello di Roma, nel 1962, è invece reato anche se la spogliarellista resta con lo slip. Un anno dopo il pretore di Nardò si occupa dei costumi da bagno ed esclude che sia reato indossarli su una scogliera fuori della spiaggia, come invece sosteneva il questore di Lecce.
Nel 1969 la Cassazione ritiene che costituisce reato il farsi fotografare indossando un bikini di ridottissime dimensioni in una pubblica piazza, "a nulla rilevando l'aspetto fisico o la maggiore o minore avvenenza, nonché le più o meno favorevoli sensazioni che tale aspetto può suscitare in pubblico, o la maggiore o minore durata dell'esibizione".
Nel 1976 due turisti tedeschi che si erano esposti al sole per un'abbronzatura completa vengono assolti dal pretore di Bolzano, perché "soltanto una persona dagli istinti lascivi può lasciarsi turbare dalla visione di due giovani in costume rigorosamente adamitico".
Un anno dopo il pretore di Tropea condanna, a 50 mila lire di ammenda ciascuna, due ragazze sorprese dai carabinieri mentre passeggiavano senza costume sulla spiaggia di Riace insieme a due amici, anch'essi nudi. Per questi ultimi stranamente non scatta la denuncia. Le due ragazze vengono comunque assolte in appello dal tribunale di Vibo Valentia, perché "atto contrario alla pubblica decenza è soltanto quello che provoca sentimenti di ripugnanza o disgusto, mentre la nudità femminile, ancorché integrale, non suscita più reazioni di tal genere in astanti ormai assuefatti al nudo dal cinematografo, dalla televisione e dalla stampa".
Sempre nel 1977 il pretore di Genova-Voltri, Giorgio Giaccardi, esclude che sia reato prendere il sole senza la parte superiore del costume. Vengono così assolte due ragazze livornesi in vacanza su una spiaggia della Riviera ligure.
Secondo il giudice, "la mera esibizione del seno femminile nudo, non accompagnata da esibizioni lascive (adescamento) non può in alcun modo considerarsi offensiva del comune senso del pudore".
Nello stesso anno vi sono altri magistrati italiani che si occupano del nudismo.
Il pretore dirigente della sezione penale di Palermo, Vincenzo Salmeri (ora in pensione), incrimina un giovane sorpreso dai carabinieri mentre si esponeva completamente nudo al sole su uno scoglio dell'isola di Ustica.
Il pretore di Pescara, Antonio Agrelli, ritiene che il nudo può anche essere osceno. E' il caso di una pittrice romana che ballando una tarantella al ritmo dell'orchestra Casadei aveva eseguito uno strip-tease in un night della costa abruzzese.
E veniamo ora al 1978. Per il pretore di Siracusa non e reato prendere il sole in spiaggia con il seno scoperto. Vengono così prosciolte con formula piena tre coriste impegnate in rappresentazioni classiche al Teatro greco della città siciliana. Anche il pretore di La Spezia, Michele Marchesiello, assolve sette nudisti sorpresi e denunciati dai carabinieri sulla spiaggia di Corniglia nelle Cinque Terre.
Il pretore di Milano assolve invece un turista messicano che passeggiava completamente nudo in un'afosa notte d'agosto. Questa è la motivazione: "E' vero: non aveva vestiti, ma camminava con naturalezza".
A Natale del 1978 viene depositata l'unica sentenza della Cassazione sul nudismo in spiaggia. La Suprema Corte condanna due ragazze che erano state sorprese completamente nude tra i bagnanti, ritenendo sufficiente per abbronzarsi l'uso di microbikini o di tanga. I supremi giudici sostengono, tra l'altro, che "la nudità integrale non può apparire discreta, appunto perché consapevolmente illimitata e volutamente estesa fino all'estremo, ed integra un comportamento tipicamente inverecondo. La mancanza di gesti lubrichi e di movenze lascive, che esaltino la sessualità, può tutt'al più escludere l'oscenità, ma non anche la sconvenienza della esposizione alla pubblica vista dei genitali e delle parti vergognose del corpo".
Lo scorso anno sono quattro i giudici italiani ad occuparsi di nudismo.
Per esempio, il pretore di Rho, Giampaolo Marra, assolve quattro giovani denunciati dai carabinieri perché facevano il bagno senza indumenti nel Ticino. Nella sentenza il giudice sostiene che "il concetto di pubblica decenza ha un contenuto quanto mai elastico suscettibile di continue modifiche in seguito all'evoluzione politico-culturali e religiosa dell'ambiente. Sbaglierebbe grossolanamente pertanto chi tendesse a cristallizzare "l'in sé" della pubblica decenza, quasi che fosse possibile costruire un'astratta categoria di ciò che è decente o meno".
Secondo il pretore di Rho, "un altro errore (...), è quello di ritenere che i concetti di civiltà e di pudore, che procedono per linee parallele, abbiano un collegamento tale che un popolo tanto più è civile quanto più lunghi siano i suoi vestiti e i suoi costumi da bagno. In altre parole, il vestirsi è espressione di civiltà, lo stare nudi di impudicizia, di inverecondia, di scarsa riservatezza e, tutto sommato, di un ritorno a pratiche incivili. Niente di più falso! E che dire del processo di Frine, in cui l'imputata, accusata di meretricio, dimostrò la sua innocenza, la sua purezza mostrando al giudice il suo splendido corpo senza veli".
Non si conoscono ancora decisioni della magistratura per il 1980, la prima sarà forse emessa tra alcuni mesi dal pretore di Civitavecchia che dovrà giudicare un giovane italiano e una turista tedesca sorpresi nudi dai carabinieri sulla spiaggia di Campo di Mare, a 40 chilometri dalla capitale.

Biotto Inserito il - 22/03/2010 : 02:57:17
Il primo articolo del servizio.

L'estate si veste di nudo
di VITTORIO FELTRI

Un interrogativo divide le spiagge italiane: favorevoli o contrari?
Ma a che cosa? All'andarsene in giro con "tutto al vento".
C'è chi dice: anche l'antropologia giustifica l'abbandono degli slip.
Altri ribattono: a parte la decenza, vestirsi è una conquista della civiltà.
E quando nel dibattito entrano carabinieri e magistrati succede che...

Anche qui si passa da un eccesso all'altro: dall'adorazione al disprezzo. C'è gente che trascorre tre ore al giorno davanti allo specchio per accertarsi che il vestito sia perfetto, adatto alla circostanza; che sceglie con cura esasperata gli accessori, studia con scrupolo d'alchimista l'armonia dei colori; e c'è gente che il vestito lo butta via, non lo sopporta, lo considera non soltanto una inutile sovrastruttura, ma addirittura la causa dell'infelicità, dei tabù, delle timidezze, delle nevrosi. La conflittualità fra le due "categorie" è permanente, ma d'estate cresce con la temperatura e, di solito, verso luglio, scoppia la guerra. L'argomento del giorno è il nudo: sei favorevole o contrario? Il paese si spacca. Se in politica le opinioni si "accasano" in una decina di partiti e in una ventina di correnti e sottocorrenti, sulla nudità non ci sono vie di mezzo. Siamo al trionfo del bipolarismo. Strano che i radicali non abbiano pensato a un referendum: almeno due milioni di firme sarebbero garantite, quanti sono gli italiani che praticano il nudismo. Più altri cinque o sei milioni che, pur non essendo attivisti, aspettano il via ufficiale per sbarazzarsi delle mutande. La regola del gregge vale per tutte le mode. Sulle spiagge, l'affermazione del diritto a spogliarsi è strisciante; ogni tanto una ragazza "dimentica" un pezzo del bikini in cabina ed è subito fermento: fra l'indignazione di molti, scatta l'imitazione di alcune e, dopo un po', i seni nudi sono tutt'altro che rarità. Sotto gli ombrelloni si smette di parlare di Afghanistan, di inflazione e di Rummenigge; abbandonati giornali e libri sulle ginocchia, i bagnanti si buttano nella disputa sulla liceità e sulla reità del nudo. Le discussioni sono appassionate, ognuno ha argomenti da vendere. I "tessili", coloro cioè che sono dalla parte del vestito, pur ammettendo che l'evoluzione del costume porterà prima o poi all'abolizione dei costumi, sostengono che la maggior parte delle persone nude quando non fanno schifo fanno ridere.
Rispondono i filonudisti: è chiaro, fintanto che gli svestiti saranno eccezioni avranno addosso gli occhi di tutti, ma il giorno in cui da Rimini a Gatteo Mare i bagnanti fossero al naturale, ecco che belli e brutti, grassi e magri, giovani e vecchi non sarebbero più soggetti alla curiosità e alla critica se non quanto lo sarebbero col cappotto. Discussioni da spiaggia. Ma accanto alle solite chiacchiere ispirate dal senso comune, si sviluppano conversazioni dotte o che hanno la pretesa di esserlo. Si tira in ballo perfino l'antropologia. I naturisti, che oltre ad aborrire i vestiti, rifiutano tutto ciò che considerano contrario alla vita sana, attaccano gli avversari "tessili" sul concetto stesso di civiltà: pantaloni, cravatte e scarpe non solo hanno ridotto l'uomo come un manichino, ma compromettono la sua salute. Il corpo deve respirare, deve trarre dalla natura -sole, acqua, vento- elementi vitali e di difesa. Anche certe parti cosiddette delicate, sono tali proprio perché le teniamo sotto naftalina. Continuando a demoralizzare il sesso abbiamo reso gustosissima l'alleanza del demonio; ossia la gente si copre per valorizzare quello che c'e sotto; un paio di calze può essere un irresistibile ammiccamento; il bikini non serve a bloccare gli sguardi ma a sollecitarli; insomma, attira di più un paio di mutandine che un gluteo, e le donne si vestono in pubblico per essere spogliate avidamente in privato. Inoltre gli abiti sono l'espressione più evidente del censo, delle disparità sociali. La cravatta è come lo slip, classista. Ci rende aggressivi. Se tutti andassero in giro con la pelle al vento, non ci sarebbero più ne stupri né rapine. Anche perché ci sarebbe poco da rapinare. Prendiamo l'orologio da polso: se lo togli, non solo elimini uno status symbol, ma non te ne frega più niente degli appuntamenti, sparisce un motivo d'ansia e stai meglio.
Almeno in vacanza, si dovrebbe capire che un ritorno alla natura è indispensabile. Ecco perché i naturisti si battono per estendere i confini del nudismo dai ghetti recintati a tutto il territorio nazionale. Milano compresa. In fondo l'uomo nasce nudo e solo nudo può essere se stesso.
D'accordo - osservano gli altri - nasce nudo ma anche senza barba e spesso senza capelli. Gli animali, metti i gatti, hanno la pelliccia e possono infischiarsene del pigiama. Anche noi, se fossimo come le scimmie, con un bel completo di peli dalla testa ai piedi, come forse era alle origini, non avremmo difficoltà; ma adesso è più contronatura nudi che vestiti. Anche al mare. Perché è assurdo che uno per undici mesi all'anno debba coprirsi per mille ragioni - non ultima il freddo - e poi una volta in ferie si metta a fare l'uomo delle caverne.
Decisamente un fisico primitivo, che possa rinunciare all'abito, non si concilia con una società civile e organizzata. Anche una parata militare sarebbe impoverita. Senza contare che non sarebbe possibile distinguere una sfilata di bersaglieri da una di vigili urbani. E per non parlare delle partite di calcio che forse verrebbero abolite per mancanza di maglie.
Contro nudismo e naturismo, c'è chi, ovviamente, porta argomenti più profondi. Addirittura la Bibbia. E' vero che all'Inizio l'uomo e la donna erano senza niente addosso ("Ed entrambi continuarono a essere nudi, l'uomo e sua moglie, eppure non si vergognavano": Genesi, 2-25) ma per poco. Dopo il peccato "cucirono delle foglie di fico e se ne fecero delle cinture per coprirsi i lombi" (Genesi, 3-7), e si nascosero tra le foglie. Più tardi fu Dio stesso a fare "lunghe vesti di pelle per Adamo e sua moglie, e li vestiva" (3-21). Ovvero, secondo i sacri testi, e la fonte è autorevole per credenti e non, l'uomo è nato nudo per restare nudo (come pure affermano i naturisti) ma in seguito è successo qualcosa che ha complicato tutto: il peccato e la condanna a indossare gonna e pantaloni. Salvo rare eccezioni, nessuno si sarebbe più spogliato senza vergogna o senza quel senso di colpa che viene dopo la disubbidienza. Bigottismo, abitudini secolari, incapacità di interpretare correttamente la Bibbia? Tutto e possibile. E non è escluso che per scoprire la verità sia giusto cominciare a scoprire il sedere.
Vittorio Feltri

Biotto Inserito il - 22/03/2010 : 02:55:32
Questa è la cartina dell'Italia con i due pezzi accostati; purtroppo ne manca una striscetta, 'mangiata' probabilmente dalla piega delle pagine.




Questa la didascalia che l'accompagnava.

Nella cartina che appare accanto al titolo sono indicate alcune località dove esistono iniziative delle associazioni naturiste, delle quali diamo notizie a pag. 62. Contro chi pratica il nudismo è stato spesso applicato l'articolo 726 del codice penale, che punisce coloro che compiono atti contrari alla pubblica decenza in luogo pubblico. Negli ultimi tempi, tuttavia, le sentenze assolutorie, che fanno riferimento a una "evoluzione del concetto di pubblica decenza" sono andate aumentando.

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