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di leopardo1968 04/10/2016 09:42:22
“Rimanere in mutande” per un nudista è un paradosso. Eppure è quello che potrebbe accadere a coloro che in Italia praticano il naturismo, l’abitudine a stare in mezzo alla natura senza veli “nel rispetto di sé, degli altri e dell’ambiente”. Dal 6 febbraio 2016 è entrato in vigore il decreto legislativo n. 8/2016 con il quale sono depenalizzati e trasformati in illeciti amministrativi una serie di reati considerati di minor allarme sociale e tra questi compaiono anche gli “atti contrari alla pubblica decenza”. Quella che potrebbe sembrare una buona notizia per chi ama prendere il sole integrale si è invece trasformata in un boomerang. Contemporaneamente alla depenalizzazione, infatti, le sanzioni sono diventate salatissime: se prima andavano da 258 a 2582 euro ora sono salite da 5mila a 10 mila euro. A complicare il quadro se prima faceva testo una sentenza della cassazione (la n.3557 del 2000) che di fatto riconosceva che non ci fosse nessuna indecenza nel stare nudi in mezzo ad altre persone nude, ora le controversie dovrebbero essere prese in carico dal prefetto e i comuni potrebbero portare avanti la tolleranza zero visto che le multe salate andrebbero a riempire le casse sempre vuote delle amministrazioni. In Italia al momento non esiste una legge che regolamenti su tutto il territorio nazionale il nudismo nonostante venga stimato dalle associazioni di essere circa 500mila in Italia e circa 20 milioni in tutta Europa. Il tentativo di mettere ordine viene portato avanti dal deputato Pd Luigi Lacquaniti che è il primo firmatario di una proposta di legge per regolamentare il naturismo e individuare delle aree pubbliche da destinare ai naturisti. “Diverse sono in questi anni le regioni – ricorda Lacquaniti- che hanno approvato una legge in materia: Emilia Romagna, Abruzzo, Veneto; nel 2015 la Regione Lombardia ha riconosciuto nella legge regionale sul turismo la pratica del naturismo”. Ora il deputato bresciano ha presentato, insieme Alessandro Zan e Gessica Rostellato, un’interrogazione al Guardasigilli Andrea Orlando per chiedere se il Ministro sia a conoscenza dei fatti esposti e non pensi “si sortisca il risultato del tutto paradossale di raggiungere l’effetto contrario alla penalizzazione, e cioè di abbandonare una giurisprudenza comunemente applicata oramai favorevole alla cultura naturista, ritornando a sanzionare gravemente pratiche oggi riconosciute come lecite, diffuse e da sostenere, anche per il considerevole indotto economico Turistico”.
“Rimanere in mutande” per un nudista è un paradosso. Eppure è quello che potrebbe accadere a coloro che in Italia praticano il naturismo, l’abitudine a stare in mezzo alla natura senza veli “nel rispetto di sé, degli altri e dell’ambiente”. Dal 6 febbraio 2016 è entrato in vigore il decreto legislativo n. 8/2016 con il quale sono depenalizzati e trasformati in illeciti amministrativi una serie di reati considerati di minor allarme sociale e tra questi compaiono anche gli “atti contrari alla pubblica decenza”.
Quella che potrebbe sembrare una buona notizia per chi ama prendere il sole integrale si è invece trasformata in un boomerang. Contemporaneamente alla depenalizzazione, infatti, le sanzioni sono diventate salatissime: se prima andavano da 258 a 2582 euro ora sono salite da 5mila a 10 mila euro. A complicare il quadro se prima faceva testo una sentenza della cassazione (la n.3557 del 2000) che di fatto riconosceva che non ci fosse nessuna indecenza nel stare nudi in mezzo ad altre persone nude, ora le controversie dovrebbero essere prese in carico dal prefetto e i comuni potrebbero portare avanti la tolleranza zero visto che le multe salate andrebbero a riempire le casse sempre vuote delle amministrazioni.
In Italia al momento non esiste una legge che regolamenti su tutto il territorio nazionale il nudismo nonostante venga stimato dalle associazioni di essere circa 500mila in Italia e circa 20 milioni in tutta Europa. Il tentativo di mettere ordine viene portato avanti dal deputato Pd Luigi Lacquaniti che è il primo firmatario di una proposta di legge per regolamentare il naturismo e individuare delle aree pubbliche da destinare ai naturisti. “Diverse sono in questi anni le regioni – ricorda Lacquaniti- che hanno approvato una legge in materia: Emilia Romagna, Abruzzo, Veneto; nel 2015 la Regione Lombardia ha riconosciuto nella legge regionale sul turismo la pratica del naturismo”.
Ora il deputato bresciano ha presentato, insieme Alessandro Zan e Gessica Rostellato, un’interrogazione al Guardasigilli Andrea Orlando per chiedere se il Ministro sia a conoscenza dei fatti esposti e non pensi “si sortisca il risultato del tutto paradossale di raggiungere l’effetto contrario alla penalizzazione, e cioè di abbandonare una giurisprudenza comunemente applicata oramai favorevole alla cultura naturista, ritornando a sanzionare gravemente pratiche oggi riconosciute come lecite, diffuse e da sostenere, anche per il considerevole indotto economico Turistico”.